venerdì 18 luglio 2014

Alimentazione sana in un mondo che ci avvelena il cibo e la mente.

Brioche. Merendine. Cappuccino. I biscotti pucciati nel latte ogni mattina. Piatti pronti surgelati.
Nulla di strano, vero? Tutti mangiano così, giusto?
Sbagliato.
Ma la cosa più sbagliata è l’atteggiamento della gran parte della gente che giudica questi alimenti (e mille altri comunemente sulle nostre tavole) come “normali” o peggio ancora… SALUTARI.
Ma partiamo dall’inizio della storia.
C’era una volta una ragazza che mangiava come tutti. In casa aveva sempre il pane in cassetta, il freezer pieno di roba confezionata già pronta da scaldare in padella in pochi minuti, latte, budini. Un bel giorno, sì, è successo in un giorno ben preciso, dopo aver mangiato un panzerotto iniziò a stare male. La pancia era gonfia a dismisura sul suo fisico minuto, dolorante, e da quella sera non riuscì più a digerire normalmente. I primi periodi furono talmente duri che stava male mangiando qualsiasi cosa, perfino una foglia di insalata. Si augurava di diventare anoressica così non avrebbe più avuto voglia di mangiare. Invece aveva fame e non riusciva a buttare giù nulla senza maledire il cibo per il male che le causava.
Quella ragazza ero io qualche anno fa.
Con tanta pazienza, tanto sforzo e tanti esami che evidenziavano che NON AVEVO NIENTE sono arrivata a capo del problema: intolleranza a glutine e latticini. Per mia fortuna il mio corpo, più intelligente di me, poco aveva voglia di pasta e pane, che mangiavo già abbastanza di rado, soprattutto mi hanno sempre fatto schifo i formaggi e non ho mai digerito il latte, che nella mia cucina era da anni già relegato al ruolo di “macchiatore di caffè”.
Quindi poco male, mi son detta, che vuoi che sia eliminare glutine e latticini per un po’.
Povera ignara. Iniziai a leggere gli ingredienti di tutte le cose che compravo, sempre più scoraggiata.
“Cosa ci fa la farina nella zuppa? E nel surimi? E i cereali, devono proprio essere addizionati di malto d’orzo?” queste erano le domande che mi facevo ogni giorno.
Il tempo passava e non miglioravo, perché anche nei cibi più impensabili c’era sempre qualcosa che non andava e ai tempi non era così comune la vendita di alimenti senza glutine.
Per farla breve dopo una vera e propria rivoluzione nella cucina mi sono sistemata. All’inizio mi sentivo privata di tantissime cose, soprattutto se ero in giro e avevo fame non sapevo cosa prendere. Non potevo entrare in un bar e prendere uno stuzzichino, tanto meno un pezzo di focaccia dal panettiere. Io mi sentivo una sfigata e la gente accanto mi guardava con aria di compassione perché, povera me, non potevo più avvelenarmi con il cibo che ci propone l’industria alimentare.
Ci è voluto parecchio tempo per capire che questa non era una maledizione ma la mia più grande fortuna. Perché adesso io cucino tutto quello che mangio, controllo ogni ingrediente nel caso volessi comprare cose già fatte, evito certi locali, evito gli happy hour (ok, non sempre). E sto (quasi) bene.
Non annoierò nessuno con la “propaganda” del perché e per come l’alimentazione moderna sia un lento suicidio, ciò che voglio sottolineare è la fastidiosa abitudine delle persone a guardare a chi non mangia schifezze, dolciumi inutili, la merendina a metà mattina o la pizzetta durante l’aperitivo come a persone che non si godono più la vita. Perché mangiare correttamente senza fare del male al proprio corpo è considerata una cosa che non da soddisfazione? Chiunque mangi a casa mia sa bene che quello che metto nel piatto non ha niente da invidiare al classico piatto di pasta al sugo che mangiano tutti. La pizza non è fondamentale, non si muore se invece che una piadina piena di salumi e salse si mangia una piadina senza glutine con verdure e maionese vegana fatta in casa. Invece mi sento sempre dire che io “poverina non posso mangiare niente”.
E’ vero, ho meno scelta da un lato ma molta di più dall’altro. Ho scoperto nuovi cibi, nuove ricette, faccio la pasta a mano con la farina biologica così evito di comprare quella industriale. Ho scoperto nuovi locali, che ci tengono a promuovere una diversa sensibilità verso il cibo. Sto studiando alimentazione macrobiotica. E sinceramente, io non mangio per rimpinzarmi di cibo spazzatura consolatorio, io mangio per dare energia al mio corpo, energia vera e pura. E’ un nuovo punto di vista che dà molta libertà perché non sono schiava del cibo che mangio ma è il cibo ad essere al mio servizio, nella maniera più sana che riesco a gestire.
Ma pochi lo capiscono. Perché la società moderna ci bombarda di spazzatura di ogni tipo, nel piatto, nelle parole del tg, nelle bugie dei politici, nel tenerci fuori dalla consapevolezza di quello che ormai non scegliamo nemmeno più perché schiavi di marketing e pubblicità. 

IO SONO LIBERA. E stufa di sentirmi compatire da chi gli occhi non li ha ancora aperti per scegliere e capire cosa fa male e cosa no.