martedì 13 agosto 2013

Racconto (autobiografico) - Il viaggio

Pianoforte. Ascolto Brett Anderson che canta "The Two of us" dagli auricolari a volume così alto da coprire la radio che mio padre ascolta mentre guida. Cerco di rendere silenziosi i pensieri nella mia testa riempiendola di note e melodie senza molto successo. Se chiudo gli occhi, rannicchiata nell'angolo del sedile dietro, l'auto sembra un bozzolo in movimento, veloce verso il vuoto che mi attende a casa. Quanto tempo resisterò con il cellulare in mano e il wi-fi acceso prima di controllare il mio mondo digitale e vedere con sconforto che la totale assenza di oggi non è stata percepita da nessuno?
"I think last night you were driving circles, around me" cantano Micheal Stipe e Kristin Hersh.
Mando avanti la canzone seguente ed evito tutte le melodie allegre che ascoltavo solo qualche ora fa davanti al mare della Liguria, guardandolo ho pensato che l'azzurro dell'acqua fosse la tonalità di colore più meravigliosa al mondo, che il rumore delle onde fosse il sottofondo più dolce che potrei mai ascoltare. Dietro agli occhiali ho fissato lo sguardo verso l'infinito per non percepire la presenza di alcun essere umano, nonostante fossero lì, con cani che correvano e bambini in tuta da sub. Mi è sempre riuscito facile fare finta di essere l'unica persona esistente quando mi trovo davanti alla vastità del mare, non ho mai lasciato che la presenza altrui rovinasse i miei momenti di unione con la natura.
Un cartello dice che manca un chilometro al casello di Milano, vorrei che mio padre guidasse all'infinito e che io potessi continuare a scrivere per sempre questi pensieri e non tornare mai più alla dimensione quotidiana.
Per la seconda volta oggi nella casualità del mio iPod parte "Rolling in the deep" di Adele e ogni volta che la ascolto rivedo dentro me la scena che ho descritto nel mio romanzo, la mia Susy che piange mentre fuma alla finestra ascoltandola, quante volte mi sono rifugiata in lei, tanto che a volte la sento più vera delle persone che ho accanto. A differenza delle persone reali, lei non mi lascerà mai, vivrà sempre con me, nel mio immaginario, nella mia mente creatrice di storie. Quando sarà il momento verrà anche tatuata sulla mia pelle e sogno ogni giorno quell'attimo come il più bello della mia vita, perché testimonierà il fatto che ce l'ho fatta, che il mio romanzo è stato pubblicato e che tutti possono leggerlo.
"Non immagini, gli universi che ho" quando ascolto i Noa mi chiedo sempre se esistano ancora "paga finché puoi fin tanto d'insabbiare, paga finché vuoi". Sogni e desideri si affollano dentro di me e da un lato sento che sono vicini, da un lato forse sono solo illusioni. Cinque minuti e sarò a casa. Il filo del mio pensiero che si trasforma in tasti digitali pigiati su un iPhone si spezza. Ora di cucinare la cena. Che schifo.

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